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Il pavone

Il pavone

Ogni anno in primavera, nell’Oasi-Parco RAASM, tra querce, pini e centinaia di altre specie arboree prende forma un magnifico spettacolo di ruote variopinte. Sono i pavoni, che durante il corteggiamento sfoggiano le loro piume dorsali aperte a ventaglio. Nei 12 ettari di area botanica ne vivono in libertà più di cento, di specie e varietà diverse: pavoni blu, verdi e bianchi, oltre a numerosi esemplari ibridi, chiamati pavoni arlecchino per i colori pezzati del loro piumaggio.

 

Il pavone è un uccello della famiglia dei Gallimorfi, originario dell’India e dello Sri Lanka, dove vive ancor oggi allo stato selvatico. Nel resto del mondo invece è più facile trovarlo nei cortili e nei giardini, allevato a scopo ornamentale. Per la magnificenza della ruota, che il maschio sfoggia nella stagione degli amori, è universalmente considerato sinonimo di bellezza e segno di nobiltà. È un animale stanziale. Soffre se allontanato dal luogo dove nasce ed è molto territoriale. Si ciba di frutti, semi e insetti, ma anche di piccoli vertebrati come topi, rane e serpenti. Nonostante la goffaggine provocata dal lungo strascico, può volare, anche se in genere si limita a balzare tra i rami degli alberi per raggiungere luoghi sopraelevati dove trascorrere la notte, per poi planare a terra al mattino. Gli esemplari adulti arrivano a pesare 6 chili e raggiungono un’apertura alare di un metro e mezzo.

 

Soffre se allontanato dal luogo dove nasce

ed è molto territoriale.

 

Esistono tre specie di pavone, e alcune varietà di diversi colori nel piumaggio. Il più comune è il pavo cristatus (pavone blu o reale): i maschi sono appariscenti, con collo blu elettrico, piume del sopraccoda verdi e dorso bronzeo-dorato; nelle femmine invece le lunghe piume dorsali sono assenti e i colori sono più modesti, tendenti al marrone. Meno diffusi sono il pavo muticus (pavone specifero o verde), presente solo in Indocina, e l’afropavo congensis (pavone africano), che vive nelle foreste del Congo. Tra le varietà più affascinanti c’è il pavone bianco, un particolare tipo di pavo cristatus: il biancore del piumaggio non è dovuto ad albinismo ma a leucismo, una peculiarità genetica recessiva che rende bianca la livrea degli animali. La ruota del pavone è formata da oltre centocinquanta piume che possono arrivare a 2 metri di lunghezza. Aperta a ventaglio, la sua funzione primaria è il corteggiamento: i maschi attirano l’attenzione della prescelta con danze che grazie alle fibre delle piume riflettono la luce del sole in variopinte iridescenze. La seconda finalità è difensiva: gli “occhi” che costellano la ruota servono a disorientare i potenziali predatori.

 

SITO_pavone bianco

 

I maschi attirano l’attenzione della prescelta

con danze che grazie alle fibre delle piume

riflettono la luce del sole in variopinte iridescenze.

 

Da sempre le piume del pavone, dopo l’annuale caduta, vengono raccolte e usate come ornamento, con significati celebrativi e talvolta mistici. In Cina venivano impiegate per ottenere preziosi manufatti di sartoria: i tessitori realizzavano filati in fibra di piume di pavone, intessuti poi nelle vesti cerimoniali degli imperatori per creare effetti di magnificenza e stupore. Durante la dinastia Qing (1644-1911), il filo di pavone era impiegato nel tema del drago per ricamare le scaglie della pelle. Il pavone compare anche come uccello simbolico in diverse religioni del mondo antico e presente. In India è associato a Krishna, la divinità induista che identifica l’Essere supremo. Nell’antica Grecia era consacrato a Era, la divinità “regina del cielo” protettrice della famiglia. Ebbe fortuna anche nella tradizione cristiana come simbolo di Cristo e dei doni correlati di vita eterna e resurrezione. Più in generale, il pavone è associato alla fortuna e alla prosperità. Infatti, tenere in casa una sua piuma è auspicio di buona sorte.
Ai nostri giorni nessuno alleva il pavone a scopo alimentare, ma nell’antica Roma e per tutto il Rinascimento era considerato una prelibatezza per palati raffinati, da servire nei banchetti più fastosi con spettacolari allestimenti per impressionare i commensali. Veniva portato in tavola “vestito”, cioè rivestito dopo la cottura con le sue stesse piume, il becco e le zampe ricoperti d’oro e pietre preziose al posto degli occhi. Nonostante fosse sacro a Giunone (il corrispettivo latino di Era), a Roma imbandiva le tavole dei nobili e gli imperatori lo includevano tra i loro cibi preferiti. Pietanze a base di pavone sono presenti anche in molti ricettari quattro e cinquecenteschi, tra cui il Libro de arte coquinaria di Mastro Martino, il più celebre cuoco europeo del XV secolo. Tuttavia, dopo la scoperta dell'America, la carne di pavone fu soppiantata da quella del tacchino, importato in Europa dai conquistadores spagnoli.

 

SITO_Banquet_du_paon

Il banchetto del pavone, miniatura del XV secolo di artista sconosciuto
 
 

Nell’antica Roma e per tutto il Rinascimento

era considerato una prelibatezza per palati raffinati.

 

Il magnifico strascico che ricopre il dorso dei maschi è stato un cruccio per i biologi evoluzionisti fin dai tempi di Darwin. Dal punto di vista della selezione naturale il pavone è un paradosso evolutivo. Com’è possibile che abbia sviluppato quel lungo e pesante strascico, che lo rende goffo in volo e più esposto al pericolo di essere afferrato dai predatori? È Darwin stesso a dare la risposta. Alla base del processo che ha portato il pavone alle caratteristiche odierne c’è non tanto la selezione naturale, ma la selezione sessuale. Non vince l’esemplare con le migliori caratteristiche per la sopravvivenza, ma il più favorito dal sesso opposto. Nel caso del pavone, il più bello. Spetta dunque alle femmine il merito di aver selezionato i geni che hanno condotto il pavone ad avere la ruota delle dimensioni e della magnificenza odierne.